I Longobardi in Italia

(568-774 d.C.)

Comincia un nuovo capitolo della storia italiana, un periodo complesso e affascinante che vede l'arrivo di una nuova popolazione germanica: i Longobardi. Il loro dominio, durato circa due secoli, lascerà un'impronta profonda e duratura sulla nostra penisola.

1. L'invasione e la rottura dell'unità italiana

Nel 568 d.C., appena tre anni dopo la fine della devastante guerra gotica con cui l'Impero Bizantino aveva riconquistato l'Italia, i Longobardi, guidati dal loro re Alboino, scesero in Italia dal Friuli. Erano un popolo germanico originario della Pannonia (l'attuale Ungheria), spinto dalla pressione di altre popolazioni come gli Avari.

L'arrivo dei Longobardi segnò una frattura brutale e definitiva per l'unità politica della penisola, che era stata ristabilita a fatica da Giustiniano. A differenza dei Goti di Teodorico, che avevano cercato una forma di collaborazione con l'aristocrazia romana, l'impatto longobardo fu inizialmente molto violento.

L'Italia si divise in due:

  • La Langobardia (o Longobardia): i territori sotto il controllo longobardo, con capitale prima a Pavia. Questa comprendeva gran parte del Nord (la futura Lombardia), la Toscana e i ducati di Spoleto e Benevento nel Centro-Sud.
  • La Romania: i territori che rimasero sotto il controllo dei Bizantini, come l'Esarcato di Ravenna, la Pentapoli (le Marche), Roma, Napoli e il Sud della penisola.

2. La società longobarda: farae e ducati

La struttura sociale dei Longobardi era basata su clan familiari allargati chiamati fare. Erano un popolo di guerrieri: gli uomini liberi, detti arimanni (dal germanico heer-mann, uomo dell'esercito), partecipavano all'assemblea del popolo in armi, che eleggeva il re.

Il territorio conquistato fu organizzato in ducati, circa una trentina, governati da duchi che erano capi militari molto potenti e spesso agivano in autonomia rispetto al re. Questo portò a un decennio di anarchia (574-584) dopo la morte di Alboino e del suo successore Clefi, durante il quale i duchi governarono senza un re, indebolendo il regno.

3. Da Autari a Rotari: il consolidamento del regno

Per far fronte alla minaccia bizantina e alla debolezza interna, i duchi decisero di eleggere un nuovo sovrano, Autari (584-590). A lui si deve il primo tentativo di rafforzare il potere regio. Sposò Teodolinda, una principessa bavara e cattolica, figura chiave per la storia successiva del regno.

Alla morte di Autari, Teodolinda sposò il nuovo re, Agilulfo, e promosse la graduale conversione dei Longobardi, che erano in gran parte ariani, al cattolicesimo. Questo fu un passo fondamentale per favorire l'integrazione con la popolazione romana e per avviare rapporti con il Papato.

Il passo decisivo per la creazione di uno stato organizzato fu però l'Editto di Rotari del 643 d.C.. Il re Rotari fece mettere per iscritto, in latino, le leggi consuetudinarie del popolo longobardo. Questo fu un atto rivoluzionario per due motivi:

  1. Sottometteva tutti (anche i duchi) a una legge unica del re.
  2. Sostituiva la faida (la vendetta privata) con il guidrigildo, un risarcimento in denaro per il danno subito, il cui valore variava in base allo status sociale della vittima.

4. L'apogeo e il crollo: Liutprando e la fine del regno

Il regno longobardo raggiunse il suo massimo splendore sotto il re Liutprando (712-744). Egli approfittò della debolezza bizantina per espandere i confini del regno, arrivando a conquistare Ravenna e a minacciare Roma.

Fu in questo contesto che avvenne la famosa Donazione di Sutri nel 728 d.C.. Liutprando, invece di marciare su Roma, donò il borgo di Sutri e altri castelli laziali "agli apostoli Pietro e Paolo", ovvero al Papa Gregorio II. Questo atto è importantissimo perché segna il primo riconoscimento di un potere temporale del Papa, ponendo le basi per la nascita dello Stato della Chiesa.

Tuttavia, l'espansionismo longobardo spaventò i Papi, che vedevano minacciata la loro autonomia. Per difendersi, i pontefici cercarono un nuovo, potente alleato: i Franchi. Quando re Desiderio, l'ultimo re longobardo, minacciò nuovamente Roma, Papa Adriano I chiamò in aiuto Carlo, re dei Franchi.

Nel 774 d.C., Carlo Magno scese in Italia, sconfisse Desiderio, conquistò Pavia e si proclamò "Re dei Franchi e dei Longobardi". Finiva così il regno longobardo, ma non la loro eredità, che sopravvive ancora oggi in nomi di luoghi, parole e tradizioni.

L'ascesa dei Franchi e la creazione di un nuovo impero

Abbiamo visto come il regno longobardo in Italia sia crollato a causa dell'intervento di una nuova, formidabile potenza: i Franchi. Qui vedremo chi erano e come riuscirono a costruire il dominio più vasto d'Europa dopo la caduta dell'Impero Romano.

1. I Franchi Salii e la dinastia merovingia

I Franchi erano una confederazione di tribù germaniche che si stabilirono in Gallia (l'odierna Francia) già durante gli ultimi secoli dell'Impero Romano. A differenza di altri popoli, non si spostarono in massa, ma si espansero gradualmente dalla loro area di origine.

La svolta avvenne con il loro re Clodoveo (481-511), della dinastia dei Merovingi (dal mitico antenato Meroveo). Clodoveo fu un sovrano spietato e geniale:

  • Unificò tutte le tribù franche sotto il suo comando.
  • Sconfisse le altre popolazioni germaniche presenti in Gallia (Visigoti, Burgundi).
  • Prese una decisione fondamentale: nel 496 d.C. si convertì direttamente al cattolicesimo, saltando la fase ariana. Questa mossa gli garantì l'appoggio fondamentale dell'episcopato gallo-romano e della popolazione locale, facilitando l'integrazione e la stabilità del suo regno.
  • Alla morte di Clodoveo, però, il regno fu diviso tra i suoi figli secondo la tradizione franca, come se fosse una proprietà privata. Questo portò a un lungo periodo di guerre fratricide e a un progressivo indebolimento del potere dei re merovingi, che verranno ricordati come i "re fannulloni".

    2. I maestri di palazzo e l'ascesa dei Pipinidi

    Mentre i re perdevano autorità, il potere reale passò nelle mani dei maestri di palazzo (o maggiordomi), funzionari che governavano di fatto il regno. A partire dal VII secolo, questa carica divenne monopolio di una potente famiglia aristocratica dell'Austrasia (una regione del regno franco): i Pipinidi, che poi prenderanno il nome di Carolingi.

    Una figura chiave di questa famiglia fu Carlo Martello ("piccolo Marte"). Non era re, ma come maestro di palazzo deteneva il potere militare. La sua fama è legata alla Battaglia di Poitiers del 732 d.C., dove fermò un'incursione arabo-musulmana proveniente dalla Spagna. Questa vittoria, pur essendo stata forse ingigantita dalla propaganda successiva, ebbe un enorme valore simbolico: Carlo Martello fu celebrato come il difensore della cristianità.

    3. Da Pipino il Breve a Carlo Magno: la nascita dell'Impero

    Il figlio di Carlo Martello, Pipino il Breve, capì che era arrivato il momento di prendersi anche il titolo regale. Con un'abile mossa politica, inviò degli ambasciatori a Papa Zaccaria chiedendo chi dovesse essere re: colui che ne aveva il titolo o colui che deteneva il potere effettivo? Il Papa, che come abbiamo visto cercava un alleato contro i Longobardi, rispose che il potere doveva appartenere a chi lo esercitava.

    Forte di questo appoggio, nel 751 d.C. Pipino depose l'ultimo re merovingio e si fece incoronare Re dei Franchi. Per legittimare questo atto, si fece ungere con l'olio santo da un vescovo (e poi dal Papa stesso), un rituale biblico che trasformava il re in un sovrano consacrato da Dio. Nasceva così la dinastia Carolingia.

    In cambio dell'appoggio papale, Pipino scese due volte in Italia (754 e 756), sconfisse i Longobardi e donò al Papa i territori dell'Italia centrale che aveva conquistato. Questa "promessa di donazione" consolidò definitivamente il potere temporale dei papi.

    Il culmine dell'ascesa dei Franchi si ebbe con il figlio di Pipino, Carlo, che passerà alla storia come Carlo Magno (Carolus Magnus, Carlo il Grande). Fu un sovrano eccezionale:

    • Un grande conquistatore: sottomise i Longobardi in Italia, gli Avari in Oriente, i Sassoni a nord (con sanguinose campagne di cristianizzazione forzata) e creò una marca difensiva contro gli Arabi in Spagna.
    • Un abile amministratore: divise il suo vasto dominio in contee e marche, controllate da funzionari chiamati conti e marchesi, la cui lealtà era assicurata da un giuramento di vassallaggio. Creò i missi dominici, ispettori itineranti che controllavano l'operato dei funzionari locali.
    • Un promotore della cultura: pur essendo quasi analfabeta, capì l'importanza della cultura per governare. Diede vita alla "rinascita carolingia", chiamando a corte i più grandi intellettuali del tempo e fondando scuole presso monasteri e cattedrali.

    La notte di Natale dell'anno 800, a Roma, Papa Leone III incoronò Carlo Magno Imperatore del Sacro Romano Impero. Era un evento epocale: in Occidente rinasceva un impero, ma era un impero nuovo, sacro perché cristiano e fondato sull'alleanza con la Chiesa, e romano perché si poneva come erede dell'antica Roma, ma con un baricentro geografico e politico spostato nel cuore dell'Europa continentale. L'Europa del Medioevo era ufficialmente iniziata.