Comincia un nuovo capitolo della storia italiana, un periodo complesso e affascinante che vede l'arrivo di una nuova popolazione germanica: i Longobardi. Il loro dominio, durato circa due secoli, lascerà un'impronta profonda e duratura sulla nostra penisola.
Nel 568 d.C., i Longobardi, guidati da Alboino, scesero in Italia dal Friuli. Il loro arrivo segnò una frattura brutale e definitiva per l'unità politica della penisola. L'Italia si divise in due:
La struttura sociale era basata su clan familiari (fare) e uomini liberi guerrieri (arimanni). Il territorio fu organizzato in ducati, governati da duchi molto potenti e spesso autonomi dal re.
Per rafforzare il potere centrale, figure come Autari e sua moglie Teodolinda (che promosse la conversione al cattolicesimo) furono cruciali. Il passo decisivo fu l'Editto di Rotari (643 d.C.), che mise per iscritto le leggi longobarde, sostituendo la faida (vendetta privata) con il guidrigildo (risarcimento in denaro).
Il regno raggiunse il suo massimo splendore con Liutprando. La sua famosa Donazione di Sutri (728 d.C.) al Papa è considerata l'atto fondativo del potere temporale della Chiesa. Tuttavia, l'espansionismo longobardo spaventò i Papi, che chiesero aiuto ai Franchi. Nel 774 d.C., Carlo Magno sconfisse l'ultimo re, Desiderio, ponendo fine al regno longobardo.
Abbiamo visto come il regno longobardo sia crollato a causa dell'intervento di una nuova, formidabile potenza: i Franchi. Qui vedremo chi erano e come riuscirono a costruire il dominio più vasto d'Europa dopo la caduta dell'Impero Romano.
I Franchi, guidati dal re Clodoveo (dinastia Merovingia), unificarono la Gallia. La sua conversione diretta al cattolicesimo (496 d.C.) gli garantì l'appoggio della popolazione gallo-romana. Tuttavia, la tradizione di dividere il regno tra gli eredi portò a guerre interne e all'indebolimento dei sovrani, i cosiddetti "re fannulloni".
Il potere reale passò nelle mani dei maestri di palazzo. Tra questi, emerse la famiglia dei Pipinidi (poi Carolingi). Carlo Martello divenne celebre per la Battaglia di Poitiers (732 d.C.), dove fermò un'incursione musulmana, venendo acclamato come difensore della cristianità.
Suo figlio, Pipino il Breve, con l'appoggio del Papa, depose l'ultimo re merovingio e nel 751 d.C. si fece incoronare Re dei Franchi, dando inizio alla dinastia Carolingia. In cambio, donò al Papa i territori che formarono il primo nucleo dello Stato della Chiesa.
Il culmine si ebbe con Carlo Magno. Grande conquistatore e abile amministratore ( divise l'impero in contee e marche controllate dai missi dominici), diede vita a una "rinascita carolingia" promuovendo la cultura. La notte di Natale dell'anno 800, a Roma, Papa Leone III lo incoronò Imperatore del Sacro Romano Impero, unendo il potere politico franco con la legittimità della Chiesa e l'eredità di Roma.
Inizia il processo a Carlo Magno!L'enorme impero costruito da Carlo Magno era tenuto insieme dal suo carisma personale e da un sistema di fedeltà vassallatica. Alla sua morte, però, l'unità dell'impero si rivelò fragile e le spinte disgregatrici presero il sopravvento.
Il successore di Carlo, il figlio Ludovico il Pio, non ebbe la stessa autorità del padre. Il suo regno fu segnato dai continui conflitti con i suoi tre figli — Lotario, Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo — che lottavano per la spartizione dei territori.
La lotta per il potere divenne una guerra aperta. Per sconfiggere il fratello maggiore Lotario (che deteneva il titolo imperiale), Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo si allearono, suggellando il patto con i Giuramenti di Strasburgo. Questo evento è fondamentale non solo politicamente, ma anche linguisticamente:
Questi giuramenti sono la prima testimonianza scritta della nascita delle lingue che diventeranno il francese e il tedesco.
La guerra fratricida si concluse l'anno dopo con il Trattato di Verdun, che sancì la divisione formale dell'impero in tre regni:
L'unità dell'impero carolingio era ufficialmente finita. Questa spartizione è considerata l'atto di nascita dell'Europa delle nazioni.
Mentre il potere centrale si indeboliva, cresceva quello dei grandi signori locali (conti e marchesi). L'atto che sancì questo processo fu il Capitolare di Quierzy, emanato da Carlo il Calvo.
Questo decreto stabiliva che, in caso di morte di un vassallo durante una campagna militare, il suo feudo (cioè la terra concessa in beneficio) sarebbe passato temporaneamente al figlio. Nelle intenzioni era una misura provvisoria, ma l'aristocrazia la interpretò come il riconoscimento di un diritto: l'ereditarietà dei feudi maggiori. I signori iniziarono a considerare le terre non più come una concessione del re, ma come un patrimonio privato. Questo accelerò la frammentazione del potere e pose le basi definitive del sistema feudale, dove il potere del re era sempre più nominale e quello dei signori locali sempre più forte.