Scritto nel 1784 in risposta a una domanda posta da un giornale di Berlino, questo breve saggio è considerato il più celebre e conciso manifesto del pensiero illuminista. In poche pagine, Kant non descrive l'Illuminismo come un insieme di dottrine, ma come un processo, un'attitudine, un cammino di liberazione intellettuale che ogni individuo e la società intera sono chiamati a intraprendere. L'opera definisce l'essenza stessa dello spirito dei Lumi.
Kant apre il saggio con una delle sue frasi più famose e fulminanti, che costituisce il cuore della sua argomentazione:
"L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso".
Analizziamo i termini chiave di questa definizione:
Kant identifica i "tutori" in quelle autorità (politiche, religiose, culturali) che hanno tutto l'interesse a mantenere l'umanità in questo stato di comoda obbedienza, presentando il pensiero autonomo come un'attività faticosa e pericolosa.
Se la colpa è la mancanza di coraggio, il rimedio non può che essere un atto di coraggio. Kant adotta come motto dell'Illuminismo la celebre esortazione del poeta latino Orazio:
Sapere aude! (osa sapere!)
Questo imperativo riassume il programma illuminista: "Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!". L'Illuminismo è, prima di tutto, una decisione individuale, un atto di volontà con cui ci si assume la responsabilità del proprio pensiero, rifiutando di accettare passivamente dogmi, tradizioni e autorità.
Come può questo processo di liberazione avvenire concretamente in una società organizzata, che richiede ordine e obbedienza? Kant risolve il problema con una distinzione fondamentale:
Questa distinzione permette di conciliare la libertà di pensiero con il dovere civico: obbedienza nell'azione, ma assoluta libertà nella critica e nel pensiero.
Kant conclude con una valutazione realistica del suo tempo. Non viviamo ancora in un'"epoca illuminata", in cui tutti gli uomini pensano autonomamente. Viviamo, però, in un'"epoca di illuminismo", un'epoca in cui la strada verso la liberazione intellettuale è stata aperta.
Il ruolo del sovrano (con un chiaro riferimento a Federico II di Prussia) è cruciale: un monarca "illuminato" non impone dottrine, ma garantisce ai suoi cittadini la massima libertà, specialmente in campo religioso, e incoraggia il pubblico uso della ragione, comprendendo che cittadini che ragionano sono anche cittadini più leali e responsabili. La libertà di pensiero non è una minaccia per lo Stato, ma la sua più grande risorsa.
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