Pitagora e la scuola pitagorica

Introduzione: tra storia e leggenda

Pitagora di Samo (circa 570 a.C. - 495 a.C.) è una delle figure più affascinanti e al tempo stesso enigmatiche della filosofia antica. La sua vita è avvolta nel mistero, tanto che è difficile distinguere la verità storica dal mito. Si dice che abbia viaggiato molto, specialmente in Egitto e a Babilonia, assorbendo sapienza religiosa, scientifica e matematica. Intorno al 530 a.C., si stabilì a Crotone, nella Magna Grecia (l'attuale sud Italia), dove fondò una celebre scuola che era molto più di un semplice luogo di istruzione: era una comunità filosofica, scientifica e religiosa con un forte orientamento politico.

A causa della natura esoterica (riservata ai soli iniziati) della sua scuola e della tradizione orale, Pitagora non lasciò scritti diretti. Ciò che sappiamo di lui ci è giunto attraverso i suoi discepoli e commentatori successivi, come Filolao, Archita, Platone e Aristotele.


La scuola pitagorica: una comunità filosofica e mistica

La scuola fondata da Pitagora a Crotone era una vera e propria confraternita, un eteria, basata su uno stile di vita ascetico e comunitario. Gli adepti condividevano i beni, seguivano rigide regole di condotta e si dedicavano allo studio e alla purificazione dell'anima.

La comunità era divisa in due cerchie di discepoli:

  1. I matematici (mathematikoi): erano gli iniziati veri e propri, l'élite della scuola. Avevano accesso agli insegnamenti più profondi e segreti del maestro (esoterici). Il loro nome non deriva solo dalla matematica come la intendiamo oggi, ma dal termine greco mathemata, che significa "le cose che si apprendono". Si dedicavano allo studio della filosofia, della matematica, della geometria, dell'astronomia e della musica come discipline per comprendere l'ordine del cosmo e purificare l'anima.
  2. Gli acusmatici (akousmatikoi): erano gli uditori, i discepoli esterni. Potevano ascoltare gli insegnamenti del maestro (essoterici), spesso sotto forma di precetti orali e massime allegoriche (akousmata, "cose udite"), ma non partecipavano alle discussioni più profonde né alla ricerca scientifica. Erano tenuti a un lungo periodo di silenzio e osservazione prima di poter, eventualmente, accedere al grado superiore.

La scuola aveva anche un'influenza politica e sostenne governi aristocratici nelle città della Magna Grecia, il che alla fine portò a una violenta rivolta democratica che ne causò la dispersione.


La dottrina fondamentale: il numero come principio (archè)

La tesi più celebre e rivoluzionaria dei pitagorici è che il principio (archè) di tutte le cose è il numero. A differenza dei filosofi milesi (Talete, Anassimandro, Anassimene) che identificavano l'archè con un elemento fisico (acqua, apeiron, aria), i pitagorici compiono un salto verso l'astrazione.

Per loro, il numero non è solo uno strumento per misurare la realtà, è la sostanza stessa della realtà. Ogni cosa è numero o un'espressione di un rapporto numerico. Questo significa che l'universo non è un caos, ma un cosmo (kosmos), un ordine misurabile, armonioso e conoscibile attraverso la matematica.

La scoperta decisiva

Come arrivarono a questa conclusione? La scoperta decisiva avvenne in campo musicale. I pitagorici si accorsero che gli intervalli musicali consonanti (ottava, quinta, quarta) potevano essere espressi da rapporti numerici semplici tra lunghezze di corde di uno strumento (il monocordo).

  • Ottava: rapporto 2:1
  • Quinta: rapporto 3:2
  • Quarta: rapporto 4:3

Se l'armonia musicale, qualcosa di apparentemente qualitativo ed estetico, poteva essere ridotta a rapporti numerici, allora l'intera realtà doveva essere governata da principi matematici.


La dualità e la tetraktys

Per i pitagorici, la realtà si basa su una fondamentale opposizione tra Limite (peras) e Illimitato (apeiron). Il numero nasce proprio dall'interazione di questi due principi. L'universo si genera quando il Limite impone un ordine all'Illimitato. Da questa dualità originaria scaturisce una serie di opposizioni che strutturano il cosmo:

Dispari e Pari, Uno e Molteplice, Destra e Sinistra, Maschio e Femmina, Luce e Tenebra, Bene e Male.

Il numero uno (il parimpari) è il generatore di tutti gli altri numeri. I numeri dispari sono associati al Limite e alla perfezione, mentre i numeri pari all'Illimitato e all'imperfezione.

Il simbolo sacro della scuola era la tetraktys (la "decade"), una figura triangolare composta dai primi quattro numeri (1+2+3+4 = 10), che rappresentava la totalità del cosmo e l'armonia universale. Il 10 era considerato il numero perfetto.


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L'anima e la metempsicosi

La filosofia pitagorica è intrinsecamente legata a una dottrina mistico-religiosa sulla natura dell'anima. Influenzati dall'orfismo, i pitagorici credevano nella metempsicosi, ovvero la trasmigrazione dell'anima dopo la morte in altri corpi, umani o animali, fino alla completa purificazione.

  • L'anima è immortale: è un'entità divina, un "demone" caduto e imprigionato nel corpo (soma), che è visto come una tomba (sema).
  • Il ciclo delle reincarnazioni: l'anima è condannata a reincarnarsi per espiare una colpa originaria.
  • La via della purificazione: lo scopo della vita pitagorica (bios pythagorikos) è liberare l'anima dal ciclo delle nascite. Questa liberazione si ottiene non solo attraverso pratiche ascetiche (come il vegetarianismo), ma soprattutto attraverso la conoscenza.

Lo studio della matematica e della filosofia non è fine a se stesso; è lo strumento supremo di purificazione, perché permette all'anima di contemplare l'ordine eterno e immutabile del cosmo, ricordando così la propria natura divina.


Astronomia e armonia delle sfere

I pitagorici furono pionieri dell'astronomia. Furono tra i primi a sostenere la sfericità della Terra e a non considerarla il centro immobile dell'universo. Nel loro modello cosmologico (attribuito a Filolao), al centro di tutto non c'era la Terra, ma un fuoco centrale (hestia), attorno al quale ruotavano tutti i corpi celesti, inclusa un'Antiterra (Antichthon) invisibile, la Terra stessa, la Luna, il Sole, e i cinque pianeti allora conosciuti.

Questo sistema era pensato per raggiungere il numero perfetto di 10 corpi celesti. Muovendosi, i pianeti e le stelle avrebbero prodotto un suono sublime, una musica celestiale nota come "armonia delle sfere". Noi non possiamo udirla perché, essendo immersi in essa fin dalla nascita, non possiamo percepirne il contrasto con il silenzio.


Eredità e impatto

Il pitagorismo ha avuto un'influenza monumentale sul pensiero occidentale:

  • Platone: fu profondamente influenzato dalla dottrina dell'immortalità dell'anima, dalla matematica come via per la conoscenza delle Idee e dal modello di una comunità filosofica.
  • Scienza moderna: l'idea che l'universo sia "scritto in lingua matematica" (come dirà Galileo secoli dopo) ha la sua radice più profonda nel pitagorismo. La fiducia nella capacità della matematica di descrivere la struttura fondamentale della realtà è un'eredità diretta di Pitagora.
  • Misticismo ed esoterismo: la dimensione misterica della scuola ha ispirato innumerevoli correnti di pensiero esoterico nel corso della storia.

Insomma, la scuola pitagorica rappresenta la prima grande sintesi tra razionalismo (la fiducia nel potere della ragione e della matematica) e misticismo (la credenza in una realtà spirituale e nella purificazione dell'anima).